La ricorrenza del 25 aprile non smette di alimentare dibattito e divisione
Hanno destato scalpore le parole di Ubaldo Bocci durante la visita alle case popolari di via Accademia del Cimento. “Non andrò al corteo del 25 aprile. Purtroppo quella che dovrebbe essere una celebrazione condivisa sul momento fondativo dell’Italia democratica da tempo si è trasformata in una liturgia ideologica, divisiva, di cui si è appropriata solo una parte politica, peraltro riducendo a un colore unico un fenomeno complesso e plurale come la Resistenza. Preferisco partecipare a un’iniziativa che coinvolge il disagio sociale. Preferisco stare con la testa nel 2019 e nei problemi del 2019, piuttosto che imprigionato nel Novecento”.
Parole che, sebbene argomentate, non potevano destare altro risultato che un vespaio di polemiche. Soprattutto in una città Medaglia d’oro per la Resistenza.
Dichiarazioni che hanno riaperto quella mai del tutto sanata ferita che si è aperta la notte del 25 luglio ’43.
È un errore marchiano pensare alla Resistenza come a qualcosa di unitario. Una semplificazione, un appiattimento che esula dalla verità storica.
Il contributo delle forze comuniste fu consistente ma ciò non può inficiare l’apporto di tanti altre anime. Socialisti, monarchici, liberali. La Brigata Ebraica. Il Partito d’Azione che tanto dette alla Resistenza prima e alla Repubblica dopo.
Di recente è stata riscoperta anche l’esperienza del Cisalpino. Un movimento aggregato intorno all’omonima rivista che raccoglieva.
Questo senza dimenticare l’indispensabile sacrificio degli Alleati. Lo ricordano quei candidi filari di croci al Cimitero Monumentale Americano dei Falciani.

In contemporanea la Comunità Ebraica di Roma rende noto che non parteciperà alle celebrazioni dell’Anpi. L’anno scorso si è consumata una frattura nello stesso fronte. Un fatto che sembra dare in parte ragione a Bocci.
In questo manca qualcosa. Che fare dei fascisti? Esisteranno sempre degli italiani che non si riconoscono nella Liberazione. Il 25 aprile è un giorno come gli altri per loro. Cosa fare? O si sceglie di non essere più tolleranti con chi non è tollerante. Con il risultato di ghettizzare i cosiddetti fascisti che si sentiranno ancor più importanti: vittime del sistema. Oppure si sceglie di sfidarli in maniera democratica. Sta anche in questo la forza della democrazia: nel dare spazio anche a chi la vorrebbe morta.